Il 3 maggio 1977, sul campo del Bonferraro, si spegneva la stella di Italo Bonatti, uno dei giocatori di maggior talento che abbia annoverato il calcio veronese. Nato a Castelmassa (Ro) il 2 ottobre 1943, arrivò al Verona, non ancora diciottenne, scoperto da Iro Di Brino e vestì, per otto anni la casacca gialloblù con un bottino sedici reti. Mezzala sinistra di grande intelligenza fu sopranominato, per la sua origine e per la sua straordinaria vivacità di gioco, la “Freccia di Castelmassa”. Fu uno dei maggiori artefici della promozione in seria A nel 1967/68 del Verona di Saverio Garonzi. Da ricordare le due reti che portarono prima, al successo a
Bari, quindi quella contro il Padova, sul campo neutro di Ferrara. In quell’anno, e nel successivo nella massima serie, si formò l’eccezionale sodalizio che vedeva la disponibilità e l’intelligenza calcistica di Italo, al servizio di Gianni Bui, il bomber che, grazie ai suoi assist, si classificò, proprio in A, secondo, fra i marcatori, alle spalle di un certo Gigi Riva. Il suo talento, purtroppo molto sottovalutato, fu invece apprezzato da Nils Liedholm che lo volle al Varese. Con il “barone” rimase alcuni anni poi, causa anche problemi fisici, fu costretto, prima a scendere di categoria poi ad abbandonare lo sport professionistico. Giocò nel Cadidavid e, proprio con la maglia biancoceleste, sul campo di Bonferraro trovò, a trentatré anni, la morte per un’emorragia celebrale. I tifosi, con i capelli bianchi, lo ricordano ancora con grandissimo affetto e immenso riconoscimento.