Non bastavano le vicende legate a Fagioli e Tonali, lo scandalo delle scommesse si allarga e stavolta colpisce alcuni giocatori di Serie B. Si torna a parlare di indagini, di gioco illegale, di inchieste dopo un periodo apparentemente tranquillo dove illazioni e fake news si sono rincorse.
La notizia degli ultimi giorni, però, arriva da fonti ufficiale e coinvolge un numero sempre più ampio di calciatori. Come si legge su GamingReport, la Guardia di Finanza ha sequestrato i dispositivi digitali dei calciatori Christian Pastina, classe 2001 del Benevento, Massimo Coda della Cremonese, Francesco Forte del Cosenza e Gaetano Letizia della Feralpi Salò. L’accusa torna a essere quella di violazione dell’art. 4 della Legge 401: esercizio abusivo di attività di gioco o di scommessa.
Un’inchiesta partita a luglio e che non è ancora chiaro se sia all’interno di quella che si è sviluppata a Torino oppure se è esterna. Un’indagine che vede coinvolti non solo calciatori, ma anche due uomini esterni al mondo del calcio: Pasquale Pio Covino e Davide Dell’Annunziata, rispettivamente 20 e 30 anni, che avrebbero svolto, secondo quanto riporta RaiNews24, il ruolo di “punto di raccordo dell’operare dei soggetti inseriti professionalmente in compagini calcistiche”. Nelle carte che sono arrivate alla stampa si legge come le scommesse oggetto di indagine fossero legate proprio al Benevento, la squadra “dove giocavano i soggetti con i quali vi sono stati rilevanti scambi di denaro non compatibili con causali lecite o di altro tipo”.
Ovviamente sono già partite le difese da parte degli indagati: Pastina ha spiegato come il conto che risulta a lui intestato sia invece utilizzato da Letizia, che invece è sicuro di non aver mai scommesso sul calcio. Forte e Coda hanno spiegato invece che i bonifici che sono stati rintracciati avevano finalità diverse rispetto all’attività di scommessa. Finalità che ancora non sono chiare ma che sono pronti a spiegare in sede di interrogatorio. Quello che passa inosservato, però, è un tema importantissimo: oltre al divieto per tutti i tesserati FIGC di scommettere su partite di calcio, l’altro nocciolo della questione è l’attività su piattaforme, siti o ambienti di gioco illegale. Una vera e propria piaga per il nostro paese, dove questo settore è sempre più in mano alle attività criminali e spesso alle famiglie mafiose.
Per questo lo scandalo calcioscommesse è più ampio di quello che sembra e nasconde un grado piuttosto elevato di ignoranza e di scarsa conoscenza del sistema gioco pubblico e legale in Italia. Un dato di fatto, questo, che è incontrovertibile. A prescindere dal risultato delle indagini e dal finale dell’inchiesta sul mondo del calcio. Un dato su cui, forse, si dovrebbe riflettere.