CERIMONIA IL 2 LUGLIO AL TEATRO ROMANO CON BRANCIAROLI
Rigore, serietà e precisione hanno forgiato la caratura dell’interprete, talento e fisicità hanno saputo conquistare palcoscenici e registi. Una carriera lunga sei decenni, a cavallo tra due secoli. L’attore Massimo De Francovich entra nell’albo d’oro del Premio ‘Renato Simoni’ per la fedeltà al teatro di prosa.
La cerimonia di premiazione si terrà sabato 2 luglio, al Teatro Romano, prima dello spettacolo “Il mercante di Venezia” interpretato da Franco Branciaroli per il Festival Shakespeariano. Due pietre miliari della prosa italiana, in un’unica serata-evento, all’interno dell’Estate Teatrale Veronese. Nel 2019 e nel 2020 erano insieme in Falstaff e il suo servo di Nicola Fano per la regia di Antonio Calenda.
“E’ una gioia riportare a casa il Premio Simoni che torna al Teatro Romano dopo le complesse vicissitudini di questi anni di pandemia – dichiara il direttore artistico dell’Estate Teatrale Veronese Carlo Mangolini -. Ed è un’ emozione ancora più grande che sia stato scelto Massimo De Francovich, attore dai trascorsi nobili, dotato di una riconoscibilità, uno sguardo complessivo sul teatro, una serietà e una continuità di lavoro perfettamente aderenti alle caratteristiche del Premio, dedicato ad artisti che hanno passato la vita in teatro. Ringrazio la giuria per il prezioso apporto e per una scelta che punta i riflettori su un artista discreto, che ha vissuto la sua intera carriera in una sorta di dedizione totale al lavoro di grandi registi, Luca Ronconi in primis”.
L’assegnazione del Premio, istituito nel lontano 1958 e giunto alla 64a edizione, è stata decisa in questi giorni dalla giuria composta dal sindaco di Verona e dai critici di teatro Claudia Cannella, Roberto Canziani, Masolino D’Amico, Rodolfo Di Giammarco e Katia Ippaso.
Massimo De Francovich. Dopo gli studi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, l’attore fa il suo esordio in teatro con Vittorio Gassman in Ornifle di Jean Anouilh. Nel corso della sua lunga carriera lavora con alcuni fra i più importanti nomi del panorama teatrale: Franco Zeffirelli, Edmo Fenoglio, Evi Maltagliati, Tino Buazzelli, Mila Vannucci, Lucia Catullo, Vittorio Sanipoli, Maria Fabbri, Carlo Bagno, Giancarlo Sepe, Giuseppe Patroni Griffi, Valeria Moriconi, Egisto Marcucci, Giancarlo Cobelli, Guido De Monticelli, Piero Maccarinelli, Carmelo Rifici, Serena Senigaglia, Furio Bordon, Giuliana Lojodice, Luca Zingaretti, Franco Branciaroli, Antonio Calenda, solo per citarne alcuni. Nel 1990 inizia il suo lungo rapporto artistico con Luca Ronconi, prima al Teatro Stabile di Torino, poi al Teatro di Roma e infine al Piccolo di Milano. Partecipa a molti suoi spettacoli fra i quali Strano interludio di O’Neill, Gli ultimi giorni dell’umanità di Kraus, L’uomo difficile di von Hofmannsthal, Re Lear di Shakespeare, verso Peer Gynt da Ibsen, I fratelli Karamazov di Dostoevskij, Candelaio di Giordano Bruno, Phoenix di Marina Cvetaeva, Baccanti di Euripide, Memoriale da Tucidide, Pericle e la peste di Enzo Siciliano, Professore Bernhardi di Schnitzler, Il ventaglio di Goldoni, Inventato di sana pianta di Broch. E per concludere Lehman Trilogy di Stefano Massini, opera assurta agli onori della cronaca per il recente trionfo al Tony Award, gli Oscar del Teatro, dove ha ottenuto ben 5 premi su 8 candidature. Per il grande schermo è stato interprete di Pasolini, un delitto italiano di Marco Tullio Giordana, Le mani forti di Franco Bernini, Onorevoli detenuti di Giancarlo Planta, La vita altrui di Michele Sordillo, Il manoscritto del principe di Roberto Andò, La Grande bellezza di Paolo Sorrentino. Nel 2004 fa parte del cast del film Ovunque sei accanto a Stefano Accorsi e Barbora Bobulova. Fra il 2008 e il 2010 interpreta il Vecchio in Romanzo criminale – La serie per la regia di Stefano Sollima e nel 2009 recita nella fiction Boris. Fra i numerosi riconoscimenti, il premio Armando Curcio nel 1990, i premio UBU e il premio Le Fenici nel 1991, il premio E. Flaiano e la Sacher d’oro di Nanni Moretti nel 1994, il premio Salvo Randone nel 2000 e nel 2006 ancora il premio UBU, il Premio della Critica Italiana, il Premio Veretium di Borgio Verezzi, il Premio Olimpici del Teatro. Nel 2019 gli viene conferito il premio Ennio Flaiano alla carriera.
Motivazione della giuria. “Si narra che Vittorio Gassman avesse scelto proprio lui, tra i molti che avevano appena concluso la formazione in Accademia, perché era un giovane alto. Sei decenni di carriera in palcoscenico gli sono serviti a dimostrare che, per fare l’attore, il fisico conta, certo, ma contano anche il talento, la sensibilità, la curiosità. Dal debutto teatrale del 1957, Massimo De Francovich – che aggiungiamo questa sera all’albo d’oro del Premio Simoni – ha lavorato con tutti i maggiori registi italiani. E li ha conquistati. Con la misura e con l’efficacia. Ma è stato soprattutto Luca Ronconi ad affidargli personaggi da lui poi portati alla perfezione: lo scrittore in “Strano Interludio”, il criticone in “Gli ultimi giorni dell’umanità”, il grande inquisitore nei “Fratelli Karamazov”, il professor Bernhardi nell’omonimo testo di Schnitzler. Da ultimo, il patriarca della “Lehmann Trilogy”. Sapiente, serrato, incisivo, sempre di un passo indietro rispetto al gigionismo di tanti colleghi, De Francovich ha fatto del rigore, della serietà e della precisione, il proprio stile. Anche quando si è impegnato in lavori più leggeri. Alla caratura dell’interprete, De Francovich ha inoltre aggiunto lo sprone esplorativo. Grazie a lui, e alla sua determinazione, la drammaturgia borghese e impervia di Italo Svevo è stata conosciuta e apprezzata sui palcoscenici del nostro Paese, che ignorava l’originalità teatrale del romanziere triestino”.