Termina con un inaspettato ma meritato, successo il più difficile e sofferto campionato, nella massima serie, del Chievo che batte, al Bentegodi, l’Inter. Corini, per l’ultima fatica, senza gli squalificati Rigoni e Pellissier schiera una formazione, dove trovano spazio giocatori poco o nulla impiegati nella stagione. In porta torna Squizzi, in difesa si rivedono Bernardini e Dramé, a centro campo, con Bentivoglio, in regia, ci sono Radovanovic, Hetemay e Rubin mentre, in avanti, è Lazarevic a far coppia con Paloschi. La partenza è dei clivensi che, pur dimostrandosi molto attivi e intraprendenti, palesano la solita sfortuna che li ha accompagnati nell’annata. Poco dopo il decimo, un perfetto traversone di Bentivoglio è girato di testa da Paloschi che colpisce in pieno la traversa, poi, alla mezzora, lo stesso Paloschi apre a sinistra a uno scatenato Lazarevic che fulmina il portiere interista, ma la palla colpisce la faccia interna del palo e torna, beffardamente, in campo. A goal sbagliato, per la ferrea legge del calcio, goal subito. Al quarantesimo, infatti, una punizione di Taider non è allontanata dalla difesa e, l’ex Andreolli, dal disco del rigore, batte con un violento tiro Squizzi. Nella ripresa Corini fa uscire Radovanovic e fa debuttare il polacco Kupisz. Al ventiseiesimo, richiama Dainelli per Obinna. Nemmeno il tempo di posizionarsi a sinistra che, Victor, servito da Lazarevic, fulmina con un missile di sinistro Carrizo. Per il nigeriano, alla prima rete da suo ritorno, con la maglia clivense, le tradizionali e spettacolari capriole di gioia. La rete mette le ali all’ex giocatore del Lokomotiv Mosca che impegna a più riprese il portiere nerazzurro. Al quarantesimo altro debutto, esce, applauditissimo, Hetemay, per l’argentino Calello. I due debuttanti si dimostrano molto vivaci e mettono in difficoltà la difesa ospite che, al quarantaquattresimo, capitola nuovamente. Obinna scambia con Dramè e, dai venticinque metri, scaglia un gran tiro, di destro, che rende vano il tuffo del portiere. Termina con i clivensi che si stringono in un grande abbraccio a centro campo mentre Eugenio Corini, autentico artefice, per la seconda volta consecutiva, di una salvezza quasi disperata, va sotto la curva a ricevere il meritato applauso dei suoi tifosi. La classifica si chiude con trentasei punti frutto di dieci vittorie, sei pareggi, e ventidue sconfitte. Cinquantaquattro reti al passivo, ma solo trentaquattro all’attivo e, proprio le difficoltà realizzative sono state il cruccio della squadra del Presidente Campedelli.