A distanza di 10 anni, Enrico Quattrin difensore e capitano del Valdalpone stagione 2011-12, oggi apprezzato avvocato, scrive la sua testimonianza dell’impresa dell’epoca, che pubblichiamo in versione integrale.
L’avvocato Enrico Quattrin
Era la fine di novembre del 2010 quando, dopo tre stagioni e mezzo, capii che la mia avventura con i colori delle Provese era giunta al termine.
Ebbi delle offerte da tre società, ma alla fine tra queste scelsi la Valdalpone.
Fu così quindi che il primo dicembre 2010 giunsi a Montecchia per vestire i colori giallo-granata. Ero consapevole che dalla lotta per la conquista del campionato, l’obiettivo sarebbe stato l’opposto, ovvero giocare per non retrocedere.
Ricordo ancora il primo ingresso nello spogliatoio, dove i miei nuovi compagni mi accolsero tutti a braccia aperte facendomi immediatamente sentire “uno di loro” così come il mister e la società che mi dimostrarono rispetto e stima sin da subito.
Purtroppo però, malgrado un “mezzo miracolo” nelle ultime giornate, la retrocessione alla fine arrivò ai play-out.
Ciononostante l’allora Direttore Sportivo (Davide Furlanetto) prima dell’inizio dell’estate mi disse: “Sappi che se tu resti con noi, ti garantisco che allestiamo una squadra per puntare a riconquistare immediatamente la categoria”. Una dimostrazione di stima tale, negli anni in cui ho giocato, penso di non averla mai ricevuta, pertanto senza pensarci, decisi di restare.
Con lo “zoccolo duro” del gruppo dell’anno precedente, degli innesti di tre miei ex compagni che su mio invito decisero di scendere di categoria, più altri tre-quattro giovani talentuosi provenienti dalla formazione Juniores e due-tre nuovi arrivi di qualità, la squadra per poter vincere il campionato a luglio 2011 venne ufficialmente costruita.
Il nuovo Mister (Mirco Dalle Ave) lo conoscevo per averci giocato contro diverse volte, ma non avevo mai avuto sino ad allora, la fortuna (sì, perché col senno di poi posso dire essere stata una fortuna e un onore) di essere allenato da lui.
Il giorno della presentazione arrivò e la prima persona con cui parlai fu proprio il mister, il quale mi disse: “Io so tutto di te! Tu sarai il mio capitano!”. Inutile dire che pure quella fu per me uno dei più grandi attestati di stima che in ambito calcistico ebbi la fortuna di ricevere e che sicuramente mai dimenticherò.
Se da un lato però ero lusingato da un tale riconoscimento, dall’altro ero parecchio combattuto, perché a Montecchia un capitano c’era già. Un giocatore che oltre ad essere del paese, più vecchio di me e lì da diverso tempo (dunque un “senatore” dello spogliatoio), era anche e soprattutto un professionista esemplare, un esempio.
Sì, perché ad oggi lui resta l’unico compagno con il quale ho giocato (in categoria) che a tre minuti dalla fine della partita (con il risultato di 1-0 per noi e in piena “sofferenza agonistica”) ha avuto il coraggio di richiamare l’arbitro per segnalargli un suo tocco (che avrebbe di conseguenza causato il calcio d’angolo), poiché lo stesso direttore di gara aveva invece fischiato la rimessa dal fondo.
Nonostante tutti lo criticammo (anche perché da quel calcio d’angolo scaturì il gol dell’1-1; la partita poi finì comunque con una vittoria 2-1 per noi) ad anni di distanza non posso che inchinarmi davanti al suo gesto e levarmi il cappello per la sportività dimostrata (N.d.a: si tratta di Matteo Trestini).
Inoltre, lo stesso, quando ad agosto, alla prima partita ufficiale della stagione seppe che il capitano sarei stato io, non solo non mosse ciglio, ma addirittura prima di scendere in campo mi disse: “te lo sei meritato”, dimostrandomi oltre che stima, di essere davvero un signore.
Anche per tale ragione, in quell’annata giocai tutte le partite di campionato con il pensiero fisso che, oltre a dover assolutamente conquistare la promozione, nelle ultime giornate avrei dovuto almeno in una partita “restituirgli” la fascia in segno di rispetto e ammirazione nei suoi confronti.
Matteo Trestini
A settembre dunque il campionato iniziò e l’avvio nelle prime partite fu positivo con due vittorie in altrettante gare, anche se poi, un pareggio e una sconfitta ci costrinsero a dover rincorrere l’Aurora Cavalponica (che nonostante fosse neopromossa aveva allestito una vera e propria corazzata), la quale viaggiava a un ritmo da “schiacciasassi”.
Dopo aver messo insieme nel mese di ottobre 4 vittorie e un pareggio in 5 partite, a novembre, nell’arco di 10 giorni tre miei compagni (tutti giocatori “importanti”) si infortunarono gravemente, dovendo abbandonare il terreno di gioco per diversi mesi.
Ciononostante, in quel momento il gruppo si rafforzò ulteriormente facendo “chioccia” come una vera famiglia; infatti, prima dello scontro al vertice in casa dell’Aurora Cavalponica arrivarono altre 3 vittorie in altrettante partite.
Purtroppo però il big match terminò con una sconfitta che diede poi inizio, con il nuovo anno, a una “crisi nera” (nelle prime 6 partite del 2012 arrivarono infatti 4 sconfitte e solo 2 vittorie).
La vittoria però conquistata a Pozzo nella prima decade di marzo, ottenuta dopo un discorso fatto da un dirigente (una persona vera, di cuore, “d’altri tempi”) nello spogliatoio in settimana, diede il via a una serie di risultati utili (5 vittorie e un pareggio) che, complice anche un calo dell’Aurora Cavalponica, ci portarono alla sfida di ritorno contro quest’ultima (a 3 giornate dalla fine) al secondo posto a meno 4 punti dalla stessa.
Uno spiacevole episodio (conclusosi fortunatamente con il “lieto fine”), che coinvolse un nostro compagno il giorno prima del match, ci caricò e unì ancora di più, motivandoci a scendere in campo e vincere soprattutto per lui. Infatti fu proprio così, considerato che alla fine la partita terminò con un sonoro 4-1.
Enrico Quattrin in azione
Nonostante altre 2 vittorie nelle ultime due gare, dopo il ko subito a Montecchia, l’Aurora Cavalponica all’ultima giornata fece anch’essa bottino pieno riuscendo così a vincere il campionato con 1 punto di vantaggio, il che per noi volle dire che per ottenere la promozione si sarebbero dovuti disputare i play-off.
Poco male, perché i 10 punti di vantaggio sulla quinta conquistati in campionato, ci consentirono di saltare il primo turno passando direttamente al secondo, dove affrontammo il Gambellara.
Dopo una sfida molto combattuta, lo 0-0 ottenuto nei 120’ contro i vicentini ci consentì (grazie al migliore piazzamento conquistato in graduatoria al termine del campionato) di accedere alla finale play-off che si sarebbe disputata sul campo neutro di Montebello il 3 giugno 2012 contro la Fimarc Vicenza, finale che in caso di successo avrebbe voluto dire salire di categoria!
Il clima quel 3 giugno era caldo, la giornata era torrida, tutt’altro che ideale per giocare a calcio; in ogni caso alla fine grazie ad un gol del nostro Damiano “bomber”, la vittoria arrivò. Ricordo ancora il momento del triplice fischio. Mi accasciai a terra, chiusi gli occhi e lasciai scendere le lacrime.
Il Valdalpone festeggia la promozione
Gianluca Vialli in un’intervista dopo la vittoria di Euro 2020 disse: “vincere una finale, più che una gioia, diventa una sorta di sollievo.”
Ebbene posso dire di essere assolutamente d’accordo con le sue parole, perché quello fu esattamente il sentimento che provai quando l’arbitro decretò la fine della gara, ovvero: sollievo! Il sollievo di essere riuscito a farcela, il sollievo di avere un obiettivo da molti mesi e di essere riuscito a conquistarlo.
La serata proseguì poi con una festa al campo di Montecchia durata fino a notte; una serata in cui donai a un mio ex compagno della sfortunata annata precedente (Alberto Agricolo) la mia fascia di capitano indossata nel corso di quella stagione, consapevole di averla lasciata a una persona che, per “spirito agonistico”, meglio di chiunque altro tra le persone che ho conosciuto sa “incarnare i valori puri” dello sport della fatica e del sacrificio (negli anni a seguire infatti, nello sport “duro” per eccellenza, il ciclismo, ha compiuto delle vere imprese epiche).
A 10 anni di distanza, quella promozione conquistata la considero (in ambito calcistico) a livello personale una delle più belle sfide vinte, una sfida che senza dei compagni fantastici (sia come uomini che come calciatori) sicuramente però non sarei mai riuscito a conquistare.
Nei festeggiamenti post partita alcuni dirigenti mi dissero: “sappi che questa vittoria è soprattutto tua!”. No, quel successo è stato il successo del gruppo, della squadra, dello staff, dei dirigenti, degli accompagnatori, della società, di tutti coloro che “c’erano”, che ci hanno “creduto” e hanno dato a loro modo il proprio contributo.
Un mister bravo e preparato come pochi (consapevole che il calcio è fatto di preparazione atletica, schemi e tattica ma anche e soprattutto di “divertimento calcistico”) un allenatore dei portieri persona seria e per bene, un preparatore atletico che nonostante fosse mio coetaneo (all’epoca venticinquenne), aveva la preparazione e la professionalità di un veterano navigato.
Due portieri “matti”, ma forti e soprattutto che “facevano gruppo”; una difesa tecnica ma allo stesso tempo arcigna e difficile da superare; un centrocampo composto da un mix perfetto di tecnici e incontristi (dai “7 polmoni”) con anche due ottimi calciatori di punizioni (tra questi forse il più forte calciatore di punizioni con cui io abbia mai giocato, Diego Braggio, ribattezzato il “piede sinistro di Dio”), e un attacco formato dal “veterano” ancora in grado di fare grandi giocate e far “scorlare” la rete e da un “bomber vero”, che se era in forma e aveva voglia poteva giocare in almeno due categorie sopra.
Antonio Fiorenza
Insomma, gli ingredienti c’erano tutti e infatti alla fine i risultati arrivarono, con tanto di cena di fine stagione a base di Asado (offerta da quella grande persona, Vasco Gamba, alla quale un paio di mesi prima, dopo il suo discorso nello spogliatoio, avevamo fatto una promessa) e un weekend super in quel di Jesolo pagato con quel gran gruzzolo di soldi “delle multe” che nel corso della stagione eravamo riusciti a racimolare.
Una stagione grandiosa! un gruppo bellissimo!
3 giugno 2012-3 giugno 2022.
Sono passati 10 anni, ma i ricordi restano impressi in maniera indelebile nella memoria!
Ancora grazie a tutti!
S.S. Valdalpone 2011-12
Era calcio di “categoria”, ma forse era la parte più vera, genuina e passionale di questo bellissimo sport.
Davide Tirapelle, Stefano Posenato; Mikhail Tomba, Samuele Tezza, Riccardo Bertinato, Matteo Trestini, Leonel Bonora, Riccardo Costa; Damiano Bomber Aprili, Diego Braggio, Massimo Lovato, Michele Righetto, Luca Tirapelle, Marco Tracco, Sebastiano Beltrame, Andrea Nicoletti, Enea Martinelli, Matteo Rossi, Nicola Piazza;
Manuel Campana, Debi Mbaye, Gianni Dalla Bona, Antonio Totò Fiorenza.
Mirko Dalle Ave, Cesare Masiero, Matteo Zambello, Stefano Brandiele.
Righetto, Roberto Adami, Celestino Danese. Davide Furlanetto, Stefano Alberti, Claudio Nardoni. Emilio Cavazza, Luigi Lovato, Vasco Gamba.