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Hellas Verona / Pavia 1-0

 

 

 Parte con il piede giusto Gigi Delneri vincendo, al Bentegodi, i sedicesimi della Coppa Italia contro il Pavia. Il baffo di Aquileia lancia, fin dal primo minuto, i diciottenni della Primavera, Badan e Checchin, in difesa e a centrocampo, e il diciasettenne Tupta a far coppia, in avanti, con Luca Toni. Lo schieramento propone il suo credo e cioè il 4-4-1-1, con una difesa alta ma che non cerca aiuti dal centrocampo che deve pensare soprattutto ad offendere.   Il primo tempo non vede grandi iniziative anche perché in una serata fredda e umida i giovani, colpiti anche da una certa emozione, accusano problemi fisici e il terzino Badan, al quarantesimo, deve alzare bandiera bianca sostituito da Souprayen. Da segnalare, soprattutto all’inizio, la vivacità e la pericolosità di Tupta che mette spesso in difficoltà la difesa e dialoga bene con Toni. Attento, alla mezzora, Gollini su un pericoloso tiro dal limite di Bellazzini mentre, subito dopo, Toni gira, di testa, sull’esterno della rete un angolo di Hallfredsson. Dopo pochi minuti, nella ripresa, Jankovic, molto affaticato, lascia il posto a Viviani. La partita, giocata su ritmi molto soft, non decolla e, alla mezzora anche Checchin è costretto a chiedere il cambio e Delneri lancia Claudio Winck, l’oggetto misterioso del mercato Hellas. Pochi minuti dopo, l’azione più bella e spettacolare. Souprayen lancia Tuopta che, dopo aver saltato un avversario, serve, con un cross perfetto, Luca Toni che colpisce a colpo sicuro ma il portiere compie un miracolo e, con il piede, respinge. Il quarto uomo alza la lavagna per i tre minuti di recupero prima degli inevitabili supplementari. L’Hellas attacca da sinistra, Hallfredsson converge,

quindi mette un violento traversone verso centro area, un difensore del Pavia, non riesce a rispingere e la palla arriva a Winck che, dall’altezza del rigore, scarica tutta la sua rabbia sul pallone che s’insacca senza possibilità per il portiere. La sua esultanza e, quella di tutta la squadra, sta dimostrando come, la mancanza di un successo, avesse minato molto le menti e i fisici di tutti.

 

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