Anche con l’Inter non sono stati raccolti punti però, finalmente, la squadra si è espressa su livelli molto dignitosi, meritevole di un altro finale. Pecchia, l’odiato e vituperato allenatore dell’Hellas, ha presentato una formazione compatta, attenta e, soprattutto, molto carica e determinata. I pochi errori commessi sono stati puntualmente sfruttati da una squadra esperta ma molto fortunata mentre i gialloblù, che ricordiamo, sono fra le compagini più giovani del campionato, hanno evidenziano quell’inesperienza che solo il tempo potrà migliorare. Il progressivo recupero di Cerci ha illuminato la serata del Bentegodi dove, al solito commovente e infaticabile Romulo, si sono affiancati anche i due centrali difensivi che hanno messo la museruola a Mauro Icardi tanto che molti si sono chiesti se era o meno in campo. Nonostante questa prestazione, che lascia molto ben sperare per il prosieguo del campionato, per tutti i novanta minuti un coro incessante si è sentito contro l’allenatore ormai vittima predestinata di numerosa parte della tifoseria. I tifosi scaligeri, che ripeto, sono unici per attaccamento alla squadra e ai colori devono, da sempre, trovare un nemico contro il quale scagliarsi e lanciare strali, urla e invettive. Ricordiamo come il Presidente Pastorello, un po’ perché vicentino, un po’ perché mai sceso ha patti con la tifoseria più calda, fu continuamente attaccato e accusato di ogni nefandezza preservando, in quel periodo, anche allenatori che certamente molti e irrimediabili danni hanno fatto alla squadra. Anche il Conte Arvedi, dopo un brevissimo innamoramento, vedi vittoria nel derby, entrò nel centro del mirino con tanto d’inviti a vendere, sistematicamente ripetuto allo stadio, e arrivando, perfino, all’irruzione di un gruppo di facinorosi, durante una conferenza stampa, con lo striscione recante l’ imperativo ordine. La tragica fine del Conte, portò la maggioranza dei tifosi a rimpiangerlo, quasi a voler dar ragione al vecchio detto popolare << Quando i nasse ie tuti bei, quando i more ie tuti boni>>. Con l’avvento di Martinelli fu Siciliano a finire nell’occhio del ciclone mentre, con Setti, prima fu il DG Gardini quindi Fusco e in seconda battuta Pecchia. Ieri sera il solito energumeno, che campeggia sopra la tribuna stampa, dopo aver inondato d’insulti, i più triviali possibili, accompagnati da un’ondata di bestemmie che, oltre a infastidire un laico come il sottoscritto, avranno certamente disturbato e angosciato chi crede e rispetta la propria religione, ha preso di mira i colleghi di Sky invitandoli a denunciare e bocciare l’operato dell’allenatore. Ai soloni del calcio vorrei chiedere che cosa avrebbero fatto di diverso da Pecchia e, visto che non c’è la controprova, come avrebbero pensato di preparare la gara? Lasciare in panchina Pazzini è, per molti, reato di lesa maestà, ma l’allenatore sa quanto un giocatore più dare e quanto riesce a esprimere. Qualcuno dice che, nelle dichiarazioni, Pecchia risulta un po’ troppo arrogante, anche se credo che molte volte il suo atteggiamento sia una forma di timidezza mascherata mentre, i soloni, certamente non hanno conosciuto allenatori molto ma molto più arroganti e indisponenti del buon Fabio ma, questi erano nel cuore della curva e quindi andavano giustificati e difesi sempre. Un’ultima annotazione, ieri sera la curva si è, giustamente, lamentata che il sostegno alla squadra arrivava solo da quel settore mentre dalle altre zone del campo, i grandi tifosi dell’Hellas, tacevano o insultavano Pecchia. La squadra, per riuscire nella difficile ma non impossibile operazione salvezza, ha bisogno di sentirsi amata in tutte le sue componenti, dai dirigenti, all’allenatore ai giocatori, quindi tutti uniti a gridare, a squarciagola <<Forza Hellas>>.