“ Adda passà ‘a nuttata” diceva il Grande Eduardo e ho voluto lasciar passare ventiquattrore per cercare d’analizzare la sconfitta di una delle migliori partite giocate quest’anno dall’Hellas e cercare di capire come la cosa sia stata possibile. Cominciamo dal clima che si respirava fra i quattro gatti allo stadio, infatti, grazie alla grande trovata di giocare di lunedì sera, al 20 di novembre con 5/6 gradi, gli spettatori paganti superavano a mala pena le tremila unità. Che questa società se ne infischi degli spettatori, sia di quelli che comprano il biglietto sia degli abbonati, non si scopre solo oggi. Credo che mai sia successo che una squadra giochi, le dieci gare casalinghe, solo due volte la domenica alle 15 e una, con il Milan, alle 12,30, e le rimanenti 5 il lunedì alle 20,45 compresa quella con la Juve al 30 dicembre, oltre a un turno infrasettimanale di mercoledì. Mi rammarica soprattutto per quei genitori che hanno deciso di fare l’abbonamento ai propri figli e che, poiché a Verona il martedì si va a scuola non li portano allo stadio il lunedì sera. Ma torniamo alla gara di lunedì. Il clima, non quello atmosferico, non è stato dei migliori. Già dall’annuncio delle formazioni prima mugugni al nome di Fares quindi ululati al nome dell’allenatore. Primo minuto di gioco, proprio Fares svirgola un pallone, apriti cielo, subito fischi e altri mugugni poi, quando dopo dieci minuti Momo ha effettuato un sontuoso cross che Cerci ha ottimamente finalizzato tutti a festeggiare la rinascita dell’ex torinista senza apprezzare la perfetta parabola del giovane esterno. Durante la gara, nonostante le continue discese, in tandem con Verde, mai un applauso mai un sostegno. Seguendo anche il Chievo, molte volte mi sono trovato a commentare con i colleghi la cattiva abitudine dei tifosi clivensi che, al primo errore, esternano la loro disapprovazione invece di sostenere squadra e giocatori, lodando invece quelli di fede helladiana che sostengono, purtroppo devo dire sostenevano, fino alla fine i loro giocatori. Ho già detto che i tifosi scaligeri sono unici per attaccamento e pazienza anche se, talvolta, modificano di 360 gradi, la loro valutazione per un giocatore. Adailton, Ferrari, per non far nomi, all’inizio insultati e contestati sono poi diventati idoli e beniamini della curva. A Verona ci deve sempre essere un nemico non importa se sia il presidente, il DS, l’allenatore o un giocatore, basta che ci sia uno cui scagliare contro strali e invettive. Torniamo alla gara. Pecchia, il tanto denigrato, Pecchia aveva messo in campo la miglior formazione possibile. Un 4-4-2 con due esterni bassi molto propositivi, due esterni alti pronti sia a ripiegare sia a ripartire e due centrocampisti molto fisici adatti a fare copertura. In avanti la verve di Cerci con la fisicità del Pazzo. Per venti minuti una sola squadra in campo, quella gialloblù, meritatamente in vantaggio, anche se di una sola rete. Purtroppo, al primo errore difensivo, un mancato disimpegno, abbastanza semplice, ecco la doccia fredda del pareggio. I ragazzi gialloblù non si scompongono e continuano a pressare raggiungendo, con un’azione simile alla prima, un nuovo vantaggio. Sul finire del tempo, anche per rifiatare, la squadra è un po’ arretrata avendo, però, grosse opportunità in contropiede vanificate sia dall’egoismo agonistico di qualcuno sia dalla poca lucidità nel momento cruciale. La ripresa non vede grosse novità. Il Bologna attacca, con una fitta e lenta ragnatela mentre l’Hellas aspetta pronta a ripartire. S’infortuna Buchel, fino a quel momento uno dei migliori in campo per determinazione, grinta e fisicità e al suo posto entra Fossati. Sussulto scaligero con grande ripartenza di Romulo sul cui cross non arriva per centimetri Cerci quindi il patatrac. Il cross di Verdi trova i due centrali scaligeri che si marcano da soli, Caceres si trova in mezzo a due avversari e, quello davanti, che forse doveva essere seguito da un centrocampista, incorna in rete. Passano due minuti e l’ex Donsah, lasciato completamente libero da Fossati, prende la mira e batte sul palo lungo il portiere. Partita finita e tutti a casa. Cosa ha sbagliato l’allenatore? Niente! La sostituzione di Buchel è stata necessaria quella di Cerci, con Lee, opportuna perché l’ex Atletico Madrid aveva finito la benzina. La squadra è troppo arretrata e si è messa a difendere, male, al limite dell’area errore questo di mandoliniana memoria. Gli errori difensivi, quello del pareggio, uguale identico a quello con l’Inter, denotano come fra i due difensori centrali manchi talvolta un dialogo. Caracciolo, che è spesso il migliore, sta acquisendo adesso l’esperienza in A essendo, nella categoria, un debuttante, Heurtaux, pur avendo giocato cinque anni nell’Udinese, per varie ragioni, compresi molti problemi fisici, negli ultimi due campionati ha visto pochissimo il campo, quindi, anche per lui molta ruggine nei muscoli. Ferrari, Bianchetti, Cherubin fermi da mesi ai box ai quali si è dovuto accomodare spesso anche Caceres, l’unico giocatore di livello ed esperienza del reparto. A centrocampo, già dallo scorso anno, mancava un cagnaccio che facesse da diga davanti alla difesa, l’arrivo di Bruno Zuculini, a gennaio, pur con tutte le sue carenze, sembrava aver risolto in parte la cosa che, con Buchel, avrebbe dovuto senz’altro migliorare. Purtroppo anche l’ex Empoli non è mai stato al meglio e, solo lunedì sera, si è espresso su livelli accettabili. Bessa, l’unico con un piedino educato, è più fuori che dentro il campo. Infine in avanti, in attesa del miglior Cerci, non si è ancora visto il Pazzini dello scorso anno. Quindi, con questo materiale umano, perché cambiare? Le colpe, che ci sono, non sono solamente di Pecchia ma di una società che, cercherà di far quadrare i conti ma, sicuramente non li sa fare al meglio se, anche con il paracadute dello scorso anno, pur avendo un budget doppio delle altre neo promosse è sempre con l’acqua alla gola. Fusco, che considero un buon DS, è costretto, per ordini superiori, a far “le nozze con i fichi secchi” quindi cercare sul mercato tutte le occasioni possibili per non spendere. Forse, invece di puntare su scommesse tutte da verificare, non era meglio cercare qualche vecchio volpone, ancora integro, con voglia di lottare? Mancano sei giornate alla fine del girone d’andata e, se si escludono le partite con Milan e Juve, le altre sono gare abbordabili e potrebbero portare a girare con un punteggio che aprirebbe nuovi spiragli per la salvezza.