Verona, Quartiere San Zeno dal 18 al 21 maggio 2018.
Quattro giorni di grande festa nel Quartiere San Zeno per celebrare il Patrono di Verona, un evento che vuole riscoprire e rivivere le grandi celebrazioni patronali del nostro Paese. Verrà realizzato un percorso storico – culturale e creativo in tutto il quartiere di San Zeno con spettacoli, narrazioni, dimostrazioni e degustazioni che raccontano la storia e leggende del Santo Patrono di Verona oltre a celebrare le tradizioni folcloristiche della città. Tra le attività proposte, in piazza Corrubio, la SEZIONE ARTIGIANATO CREATIVO E TRADIZIONALE a cura delle due Associazioni culturali: Manual Mente Arte, e Mani Cuore Passione, un gruppo di artigiani che creano le loro opere artistiche interamente a mano, ed espongono i loro manufatti per diffondere e promuovere la cultura delle arti creative, nelle varie e molteplici espressioni. Durante la quattro giorni sarà possibile assistere a stand, con dimostrazioni sul posto, dedicati alla lavorazione dei monili in stile antico rinascimento con cammei, la tradizione italiana per eccellenza, al cucito e al ricamo, alla lavorazione del macramè, alla lavorazione del pizzo chiaccherino – eleganti creazioni che ricordano i fasti di un tempo, alla lavorazione del sapone fatto a mano con anche laboratorio per i bambini che con le formine impareranno a plasmare forme di sapone. E ancora stand dedicati alla ceramica, quando terra acqua e fuoco creano magia, al punto ad intaglio fatto a mano, al mosaico di pietra, alla lavorazione del legno di riuso, “quando il segno del tempo crea arte”. E poi ancora alla lavorazione della pasta di sale, per dare vita a sculture di pregio, curate nei minimi dettagli, alla lavorazione della pelle, la lavorazione della lavanda, con l’intera piazza inebriata dalla scia delle essenze di Elisa, all’arredo country per la casa, alla lavorazione della lana, con i ferri di una volta, alla ceramica raku. Artigianato, ma anche sapori e gusti del territorio con gli stand dove sarà possibile acquistare i prodotti tipici locali come i formaggi e salumi della Lessinia, il miele, il lavarello e la sarda, e molti altri oltre alla cucina espressa tipica e tradizionale veronese: dal risotto all’isolana, al risotto monte veronese e radicchio, dagli gnocchi di malga, agli hamburger al tastasal con le patate nostrane, dal risotto col “pessin”, alla cucine tipica del pesce di fiume e di lago, in quanto San Zeno era il Santo protettore dei pescatori. Ovviamente non sarebbe una grande festa senza la musica, per la Festa del Patrono 2018, grandi spettacoli a tema per celebrare la grande storia e tradizione della città di Verona: venerdì serata incredibile con gli STORYVILLE e ROBERTO PULIERO tra jazz e swing raccontano e ricette di Giorgio Gioco in dialetto veronese, sabato a pranzo la grande tradizione popolare con I BRIGANTI DEL FOLK e poi la sera la storica band veronese che fa ballare davvero tutti, con il loro reggae giamaicano in dialetto Veronese di San Bernardino i NIU’ TENNICI con special guest IL BIFIDO, domenica a pranzo IL CEDRO MORO con Rocco e Leo de I Nuovi Cedrini e la sera la CONTRADA LORI’, da Avesa il gruppo musicale che ha attraversato tutte le piazze e le osterie di Verona e provincia con un progetto artistico libero e genuino in continua espansione, lunedì sera LE SORELLE BERGAMASCHI in “Osti, ostie ed osterie” tutte le cante delle osterie dalla Valpolicella a Bovolone. Orari e giorni: venerdì 18 maggio dalle 18 alle 24, sabato 19 domenica 20 lunedì 21 maggio dalle 11 alle 24. Ingresso libero. All’evento nella parte in ingresso della Piazza San Zeno, il visitatore incontrerà i prodotti della tradizione e i lavori degli artigiani del gruppo La Ringaia, e si potrà far tesoro delle abilità artistiche degli artigiani, che ripropongono i mestieri della tradizione a partire dagli scultori del legno, gli artigiani dei giochi in legno per bambini tra cui un esperto ornitologo che ripropone a grandezza e con clori naturali le forme degli uccelli, e la riproduzione di tutti gli oggetti in legno di una volta (catino, falce, martello, catino per lavarsi etc), l’arte del mosaico, il pirografo, il basso rilievo, il tornio, il cestaio, l’artigiano di orologi, tra cui Claudio, che costruisce con amabile passione le «case viventi». Una carta da gioco per terra, la sedia spostata come se qualcuno si fosse appena alzato e il bicchiere di vino mezzo vuoto. Non c’è nulla che non sia studiato nei minimi particolari e soprattutto tutto è costruito rigorosamente in legno. Ogni cosa. «Non parto mai con un progetto, preferisco lavorare il legno spiaggiato, quello che vado a raccogliere in riva all’Adige. L’acqua e il sole lo rendono più resistente di altri, e poi è levigato, con segni particolari». In realtà non c’è pezzo di legno che non utilizzi e che non trasformi, come la vecchia culla della nonna che diventerà una delle sue «case». Claudio ha iniziato con il cognato nella «Compagnia dei ricordi», durante le giornate dedicate ai mestieri del passato. E in piazza utilizza un tornio del ’200 e lavora con la sgorbia per modellare quello che poi diventerà arte. Le creazione di Claudio nascono da dentro e non ce n’è uno uguale all’altro. L’ispirazione nasce dalle fotografie di un tempo: l’osteria, la cucina di casa, la legnaia e il forno per cuocere il pane. Decine di ambienti realizzati in ogni dettaglio, perfino la porta semiaperta sul retro di un locale. Ogni pezzo è un ricordo, la proporzione è perfetta e la cura del dettaglio una regola. «Amo le cose di una volta, mi danno un senso di pace. Sto facendo una falegnameria», ride mostrando l’abbozzo del banco da lavoro e in una piccola scatola tutti gli attrezzi, dalla sega alla pialla, dalla lima a chiodi e tenaglia. I cassetti del tavolo della cucina si aprono, dentro ci sono le posate e la tovaglia. Le bottiglie sulla mensola e i vetri alle finestre, le lampade sul tavolo e la lista con i prezzi dei vini. C’è anche la lampadina che si accende. «Ci metto circa un mese a finire ”le stanze”, la struttura è più o meno sempre la stessa, il soffitto è fatto rigorosamente di travi, ovviamente», sorride, «poi inizio a lavorare sugli interni, a studiare cosa mettere. In questa cucina oltre alla polenta sul tagliere c’è anche il filo, ci metto quello che appartiene alla mia vita e all’infanzia». E pezzo dopo pezzo, mensola dopo mensola le «case» diventano i suoi ricordi di legno. E poi si troverà anche una mostra di oggetti e utensili di antiquariato del lavoro contadino, in una speciale mostra dedicata al lavoro nei campi.