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La storica annata di Calzedonia finisce con un grande trionfo

 

 

Finisce con una (bellissima e luccicante) coppa europea in bacheca e un ottimo quarto posto in campionato la stagione 2015/2016 della Blu Volley Calzedonia Verona. Finisce una stagione fantastica piena di soddisfazioni, che ha regalato ai tanti tifosi sogni ed emozioni a non finire.

La sbornia Europea ha dato lustro pienamente meritato dalla Società. Se la meritava; e la merita per gli investimenti fatti, per gli sforzi e il lavoro svolto. Per il Presidente Magrini, i soci, gli sponsor, i giocatori, lo staff,  e tutti coloro che lavorano dietro le quinte di questa splendida realtà.. Per tutti ma, soprattutto, per quei ragazzi che tutte le domeniche vanno in curva dietro di noi cronisti, quelli che creano le coreografie e battono incessantemente i tamburi, sempre pronti ad urlare, incitare e sostenere anche nei momenti di difficoltà i propri beniamini in maglia gialloblu. A volte anche a sobbarcarsi ore di pullman e  aereo per non far mai mancare affetto e sostegno ai ragazzi in campo.

Una stagione d’oro dicevamo, macchiata, purtroppo, da quell’assurdo regolamento che premia con la partecipazione alle coppe europee l’ultima in classifica e snobba chi ha lavorato bene per tutto l’anno. Ma lo sapevamo ancora prima di iniziare. Queste erano le regole e noi le abbiamo accettate; nel bene e nel male.

Nonostante successi e soddisfazioni, però, non dobbiamo dimenticare che forse (e ribadisco forse) si poteva fare qualcosa di più. La società ha investito tanto e bene. Il sestetto (+ libero) titolare era ed è degno di giocare contro qualunque squadra di altissima fascia a viso aperto. Purtroppo, però,  la panchina non era pronta a ricambiare i titolari in caso di bisogno. Ed è quello che è successo, soprattutto nel ruolo più importante: quello dell’opposto. L’infortunio e il dolore alla schiena di Sasha Starovic, durato quasi due mesi, ha messo in luce le difficoltà dei giocatori di riserva a sostituire i titolari. Chiaro: andare in campo a prendere il posto di un super campione non è facile. Tuttavia, forse, da alcuni ci si sarebbe potuto aspettare di più. Ogni atleta, una volta chiamato in causa , dovrebbe fare tutto ciò che è nelle sue facoltà per dare il massimo e dimostrare la propria bravura e capacità e, in alcuni momenti, questo non è successo. Anche se, a dire il vero, il Campionato è stato strano, corto e concentrato; con partite e tour in giro per l’Europa e Italia nell’arco di 5 mesi. E, proprio per questo, un paio di elementi seduti in panchina avrebbero dovuto dare quella carica e grinta in più per sopperire alle emergenze (e ce ne sono state parecchie).

La mia non è una critica, dato che Società, staff e giocatori hanno sempre dato il massimo. Rimane, comunque, un po’ di amaro in bocca  per l’esclusione dall’Europa, che meritava di vederci ancora una volta protagonisti.

Anno d’oro per Verona. E per Andrea Giani che, dopo l’argento conquistato con la Slovenia si porta a casa una coppa molto importante. Voglio ricordare ai detrattori (pochi in realtà, ma ci sono) del nostro Coach, che Verona, quest’anno, è stata l’unica Italiana a vincere con merito una coppa europea.

E questo la dice lunga sulla bravura del nostro tecnico. Degli atleti non parlo, non serve: hanno dimostrato di essere grandi e pronti a sfidare chiunque vis à vis, senza paura e con gli occhi affamati di una tigre.

Mia figlia, tredicenne giocatrice di volley ruolo palleggiatrice, ha voluto le regalassi la maglia di Baranovic: il “Barone” come lo chiama lei. Le auguro con tutto il cuore di papà lei possa imparare dal capitano i segreti della regia in campo perché dalle sue mani sono partite le più belle giocate viste quest’anno in campionato. Se poi aggiungiamo i mancini più forti mai visti su un campo di pallavolo, la cosa diventa subito “intrigante”: una squadra bellissima, con giocatori pronti, capaci di giocate memorabili.

Tre righe sopra mi ero ripromesso di non parlarne perché di loro si sono già scritti fiumi di inchiostro… ma lo meritano! Tutti indistintamente, dal primo all’ultimo. Ogni atleta nel proprio ruolo ha dato il massimo.

Se dovessi nominare il migliore giocatore di quest’anno non avrei dubbi nel nominare Uros Kovacevic, ma questo non sarebbe giusto nei confronti degli altri. Perché Calzedonia ha vinto per la coralità, per il gruppo, e non per il singolo.

Il lavoro sporco e faticoso fatto di mille finte (e 100 palloni a terra) svolto dai centrali, dalle bordate delle bande, dalle diagonali in difesa di Pesaresi, dalle alzate del Barone. Certo: come un una orchestra, il primo violino deve creare l’assolo; ma senza gli altri strumenti a dare una mano, sarebbe soltanto un bravo violino. Giani ha avuto la pazienza e la capacità di gestire e armonizzare un gruppo di atleti e motivarli per farli rendere al massimo.

E adesso cosa succederà? Le incognite del mercato diventano  la priorità per noi giornalisti che cerchiamo di dare scoop prima degli altri. Ma una cosa è certa: chi gestirà il mercato di Verona sa già benissimo adesso come dovrà muoversi per mantenere alto il nome della nostra città a predicare il volley in tutti i palasport d’Italia.

Prima di chiudere ringrazio  chi mi ha aiutato a svolgere al meglio il lavoro di questa incredibile e bellissima stagione. Grazie a Simone  Bellinazzi e Damiano Trevenzoli, pronti a dare spunti tecnici alle mie lunghe e intense radiocronache. Grazie a Roberto Pintore di Tutto Volley Verona per le dritte e le informazioni necessarie. Grazie Filipo Cagalli, mio redattore per lo sforzo e la pazienza. Infine grazie di cuore all’amico Gianpaolo Zaffani, prezioso uomo dello staff tecnico di Calzedonia (un consiglio: lo blindino e se lo tengano stretto) che mi ha sempre sostenuto in ogni richiesta.  Riccardo Fiori

 

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