Dopo il commovente ricordo di Paolo Rossi, un grandissimo Hellas Verona supera, dopo 36 anni, la Lazio all’Olimpico. Juric che vede, seppur lentamente, svuotarsi l’infermeria, apporta quattro variazioni rispetto alla gara con il Cagliari. In difesa, squalificato Ceccherini, sceglie Dawidowicz, Lovato e Magnani. A centrocampo, con Faraoni e Dimarco, sugli esterni, abbassa Barák a fianco di Veloso e schiera Tamèze come falso nueve, mentre fra le linee operano Salcedo e Zaccagni. Ben sette italiani su undici. Le due squadre si studiano e, per una decina di minuti, non succede nulla. Primo brivido, al tredicesimo, quando Barák perde una sanguinosa palla dentro l’area e Immobile calcia sfiorando il palo alla destra di Silvestri. Juric fa scaldare Rüegg per sostituire Lovato, non soddifacente nella marcatura su Milinkovic Savic. Solo la possibilità di essere cambiato sveglia l’ex Padova che, da quel minuto non sbaglia più un intervento. Al ventesimo veloce contropiede impostato da Zaccagni per Salcedo ma la difesa salva in angolo. Alla mezzora travolgente azione iniziata da Tamèze per Dimarco apertura per Veloso che da fondocampo traversa e Tamèze, di tacco, impegna Reina. Al quarantacinquesimo arriva il vantaggio gialloblù. L’azione si sviluppa sulla destra con lancio in profondità per Faraoni che, dalla linea di fondo, traversa verso il secondo palo dove Dimarco calcia al volo, Lazzari cerca l’intervento è insacca la più classica delle autoreti. Sulla ripartenza i gialloblù recuperano subito palla e il lancio in profondità è spizzato da Tamèze per Zaccagni che s’invola tutto solo ma, una volta in area, si fa ipnotizzare da Reina e calcia contro il portiere spagnolo. Si va al riposo con un meritato vantaggio visto che Silvestri non è mai stato impegnato e con la clamorosa occasione sciupata da Zaccagni per il raddoppio. Si riparte con gli stessi uomini che avevano finito la prima frazione di gioco e la Lazio, dopo dieci minuti, trova il pareggio. Palla a Caicedo, appena dentro l’area, il mastodontico ecuadoriano, si gira e di sinistro fulmina Silvestri con un tiro a fil di palo. Insistono i laziali e Silvestri è chiamato alla respinta a pugni uniti su fiondata di Lazzari. Si risvegliano gli scaligeri e, al quarto d’ora, su verticalizzazione di Veloso c’è il tocco di Dimarco ma un difensore mette in angolo. Al ventesimo bell’iniziativa di Barák per Tamèze con parata del portiere. Passa un minuto e l’Hellas raddoppia. Salcedo pressa Radu che cerca di appoggiare indietro al portiere se ne avvede Tamèze che arriva prima di Reina lo salta e insacca a porta vuota. Proteste dei laziali che chiedevano un fallo precedente ma né l’arbitro né il Var trovano nulla di irregolare. Passano un paio di minuti e Juric richiama l’autore della rete del vantaggio per Favilli. Subito dopo c’è la sostituzione di Salcedo, ammonito qualche attimo prima, con Colley. Alla mezzora anche Magnani prende il giallo. La Lazio attacca a tutto organico mentre i gialloblù sono asserragliati al limite dell’area. Al quarantesimo, grande parata di Silvestri su colpo di testa di Milinkovic Savic. Poi, dopo l’ammonizione di Colley proprio al novantesimo, Juric richiama Zaccagni per Lazovic. Ci saranno cinque minuti di recupero. Dopo un’uscita alta di pugno Silvestri rimane a terra e si perde un po’ di tempo quando il gioco riprende l’arbitro dichiara che si giocherà ancora per tre minuti e, proprio all’ultimo istante, su tiro deviato, Silvestri
si veste da Garella e con la gamba destra salva la sua porta. Poco dopo il triplice fischio che sancisce una grande vittoria che mancava dal 16 dicembre 1984, il campionato dello scudetto. Mercoledì si tornerà in campo per la 12° al Bentegodi contro la Samp di Claudio Ranieri.