Organizzato dall’IISS Copernico- Pasoli, in collaborazione con l’Associazione Prospettiva Famiglia, e Stei-Scuola e Territorio: Educare insieme- la Rete di 65 istituti statali e paritari di diverse regioni italiane, si è tenuta, presso l’auditorium dell’Istituto, la presentazione, da parte dell’On. Claudio Martelli, del suo libro <<Vita e Persecuzione di Giovanni Falcone>>. In un auditorium affollato da moltissimi ragazzi e anche da molti genitori, dopo gli interventi d’apertura della Prof.ssa Daniela Galletta, Coordinatrice della Rete Stei, che ha ricordato come la scuola organizzerà un viaggio a Palermo, in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci, e del Prof. Paolo Stefano, Presidente dell’Associazione Prospettiva Famiglia, ha aperto il dibattito l’Avv. Guariente Guarienti con il ruolo di moderatore della serata. Ha preso quindi la parola l’On. Martelli, Ministro di Grazia e Giustizia dal 12.04.91, con il VII governo Andreotti, al 10.03.93, con il I governo Amato. Martelli, proprio sul nome del Ministero ha spiegato come attualmente il Ministero abbia cambiato nome rimanendo solo Ministero della Giustizia. Il tutto è nato da uno scontro suo, con l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, sul ruolo di chi potesse proporre la grazia per un detenuto. Alla fine la Corte di Cassazione ha confermato che la proposta parte dal Ministro ma, nel frattempo, la parola grazia è stata depennata. Martelli, con un’oratoria fluida, ricca di contenuti, molto coinvolgente ma, allo stesso tempo molto semplice, ha raccontato come lui abbia conosciuto Falcone nel 1987, a Palermo, durante l’allora campagna elettorale. In quel periodo Falcone era il giudice del maxi processo alla mafia, il più grande processo nella storia mondiale, quello per il quale furono portati alla sbarra 450 imputati e che si concluse con la condanna a 20 ergastoli e ben 2665 anni di detenzione. Alla fine del processo però, invece di premiare il suo straordinario lavoro, i suoi colleghi magistrati siciliani lo silurarono per la carica di Capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo e poi, quando Martelli, divenuto Ministro, lo chiamò a Roma e lo nominò Capo della neonata Procura Antimafia, addirittura l’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) decretò lo sciopero nazionale di tutte le toghe. Tutte queste prese di posizioni lo indebolirono e lo resero indifeso di fronte alla mafia: il nemico suo e dello Stato. In quel periodo fu attaccato, non solo dai colleghi, ma anche da vari organi di stampa e da alcune forze politiche che, poi, tutti insieme si ritrovarono a strapparsi i capelli ai suoi funerali. In questi giorni si dibatte sulla separazione delle carriere dei magistrati fra quelli inquirenti e quelli giudicanti. Questa era una posizione che Giovanni Falcone condivideva in pieno, infine sul 41bis. Purtroppo, questa norma, Falcone non riuscì a vederla applicata in quanto la mafia, il 23 maggio 1992 a Capaci , lo fece saltare in aria, e , poco meno di due mesi dopo, il 19 luglio, anche l’amico e collega Paolo Borsellino, in Via D’Amelio a Palermo, subì la stessa sorte. Prima c’era il 41 che si riferiva ad un carcere di massima sicurezza, riservato prevalentemente ai condannati per terrorismo, poi si pensò di applicarlo ad personam, ecco nascere quindi il 41bis. Martelli ha ricordato come sia stata fondamentale la legge sui pentiti. Garantire protezione, anche con cambio d’identità, ha consentito di aprire una breccia importante nelle famiglie mafiose che ha portato all’arresto di oltre 1000 mafiosi di vari livelli d’importanza ed infine ha concluso con il triste ricordo : <<Il giorno della strage di Capaci è stato il giorno più brutto della mia vita, perché ha visto la morte del miglior giudice che l’Italia abbia mai avuto e, dove, sulla sua morte, di sua moglie e dei ragazzi della scorta, pesa come un macigno la parola “ingiustizia”>>.